sabato 4 aprile 2009

Febbraio

ha 28 o 29 giorni; il giorno ha 9 ore e la notte 13 ore

 

1              Il santo martire Trifone.

                I santi martiri Perpetua, Felicita, Revocato, Saturnino, Secondulo e Saturo.

2             L’incontro del Signore: licenza di pesce.

3             Il giusto Simeone che prese in braccio Dio, e la profetessa Anna.

4             Sant’Isidoro di Pilusio.

5             La santa martire Agata.

Questa grande martire nacque a Catania, anche se qualcuno in passato la disse oriunda di Palermo, e affrontò la lotta per la fede nell’anno terzo di Decio, ovvero nel 251. Il governatore Quinziano, avendo saputo che la giovane era cristiana, le ordinò di sacrificare alla dea Afrodite; visto però inutile ogni tentativo la trascinò in tribunale. Le fu detto: “Sei libera e nobile, perché vivi la fede dei servi?” La santa rispose: “Perché sono serva di Cristo”. Stesa allora sul cavalletto, fu flagellata e straziata con uncini di ferro; ma poiché la santa resisteva calma e serena ai tormenti, Quinziano ordinò che le fossero amputate le mammelle: “Non ti vergogni?” - esclamò la giovane – “Anche tu sei stato nutrito al seno di una donna!” Eseguito l’ordine, fu ricondotta in carcere e nei giorni seguenti sottoposta ancora a sevizie: Agata, spogliata delle sue vesti, fu fatta rotolare su un letto di cocci di vasi e carboni ardenti. Un violento terremoto squassò allora Catania, facendo crollare lo stesso carcere, mentre Agata spirava serenamente, cantando le lodi del Signore. I cristiani raccolsero il suo corpo e con ogni onore lo deposero in un sepolcro nuovo, in una località del suburbio denominata Hybla; alle esequie apparve uno splendido giovane alato, il quale depose nella tomba una lamina che recava un’arcana scritta, interpretata come: Intelletto santo, libero nel volere, onore da parte di Dio, liberazione della patria. Nell’anniversario del martirio, l’Etna in eruzione minacciava di sommergere Catania in un mare di fuoco: alcuni presero allora il velo che copriva il sepolcro della santa e lo posero contro il fiume di lava, ed esso si arrestò. Questo prodigio si è ripetuto più volte, fino ai nostri giorni.

                Il nostro venerando padre Giovanni.

Di lui si sa solo che fu monaco nel Monastero di San Filippo in Fragalà, dove erano custodite le reliquie.

                Il venerando martire Saba il Siciliano.

Le sue reliquie erano conservate nel Monastero del Salvatore in Messina, ma non si ha alcuna altra notizia.

6             Il santo martire Vucolo.

                Il nostro padre tra i santi Fozio il Grande

                Il venerando Saba, figlio dei santi Cristoforo e Kalì, asceta nell’undicesimo secolo.

7             Il nostro venerando padre Partenio, vescovo di Lampsaco.

                Il nostro padre tra i santi Lorenzo.

Nato a Costantinopoli, parente dell’imperatore Zenone, da questi fu eletto vescovo di Siponto, oggi Manfredonia. Al suo tempo, nel sesto secolo, in una grotta del monte Dhrio, detto ora Gargano, avvenne la stupenda apparizione dell’arcangelo Michele.

8             Il santo profeta Zaccaria, e il santo grande martire Teodoro il Generale: licenza di vino e olio.

                Il venerando Luca di Grecia.

9             Il santo martire Niceforo.

                Il nostro padre tra i santi Marcello d’Antiochia, vescovo in Sicilia al tempo di san Pancrazio, vescovo di Taormina.

10           Il santo martire Charalampos: licenza di vino e olio.

                Il nostro padre tra i santi Eulalio, vescovo di Siracusa nel quinto secolo.

Al suo tempo fu tra i più insigni e ascoltati pastori d’Occidente; alla guida del gregge spirituale univa l’esercizio d’una rigida ascesi; sebbene vescovo della Chiesa più importante di Sicilia e Grande Grecia, risiedeva stabilmente, come semplice monaco, nel Monastero di San Focà, presso Priolo di Siracusa.

11            Il santo sacromartire Biagio: licenza di vino e olio.

                La santa regina Teodora, che ristabilì l’Ortodossia.

12           San Melezio, arcivescovo d’Antiochia.

13           Il nostro venerando padre Martiniano.

14           Il nostro venerando padre Aussenzio.

                I santi martiri Modesto, Fiorentino e Flaviano, di Antiochia, predicatori itineranti nella Grande Grecia, nel terzo o quarto secolo.

                Sant’Elefcadio il Filosofo, diacono di sant’Apollinare di Ravenna e suo successore.

15           Il santo apostolo Onesimo.

16           Il santo martire Panfilo, e altri con lui.

17           Il santo martire Teodoro il Coscritto: licenza di vino e olio.

18           San Leone il Grande, papa dell’antica Roma, che si addormentò in pace nel 461.

19           Il santo apostolo Archippo.

20          Il nostro padre tra i santi Leone, vescovo di Catania, il Taumaturgo.

Diacono a Ravenna, o forse soltanto militare, si trasferì a Reggio, dove fu accolto dal mirabile vescovo Cirillo, che lo ordinò arcidiacono e forse anche protopapàs. Alla morte di san Sabino, vescovo di Catania, gli ortodossi di quella città per avere un successore si rivolsero al vescovo di Reggio, perché il metropolita di Siracusa aderiva all’eresia. Consacrato vescovo, Leone fece ingresso a Catania, dove però dovette lottare non poco con il vescovo iconoclasta Eliodoro. Una volta, pare verso il 742, durante una disputa, Leone afferrò Eliodoro, e lo trascinò dentro una fornace: l’eretico fu subito abbrustolito mentre l’ortodosso vescovo uscì illeso.

                Sant’Agatone il Siculo, papa dell’antica Roma.

La sua ortodossia fu lodata al VI Concilio Ecumenico e, grazie a lui, i vescovi di Roma furono esentati dal pagamento della tassa che sino allora pagavano perché l’Imperatore riconoscesse la loro elezione. Si addormentò in pace nell’anno 681.

21           Il nostro venerando padre Timoteo nel Simbolo.

22          Il ritrovamento di sante reliquie a Nuova Roma, nel quartiere di Eugenio.

                San Telesforo, oriundo della Grande Grecia, papa di Roma che affrontò la lotta nell’anno 136.

                Il nostro padre tra i santi Massimiano, vescovo di Ravenna.

Nato a Pola, intimo amico dell’imperatore Giustiniano, nell’anno 546 a Patrasso fu consacrato vescovo di Ravenna. Dotato di immensi beni materiali, fu padre generosissimo dei poveri, edificò splendide chiese e le dotò di stupendi tesori artistici: a Ravenna si conserva ancora la sua eburnea cattedra.  Autore fecondo, essendo papa di Roma Antica l’ondivago Vigilio, fu riconosciuto come Primate dell’intera Penisola.

23          Il santo sacromartire Policarpo, vescovo di Smirne.

24          Ritrovamento del prezioso capo del Precursore.

                Il nostro venerando padre Giovanni il Theristì.

Oriundo forse dalla Siria, al tempo dell’imperatore Eraclio, ovvero negli anni 610-641, condusse vita ascetica tra i kellioti di Arsafià, sui monti di Stilo. Non ricordandosi più nulla della sua vita, nell’XI o XII secolo un ignoto innografo si ispirò al romanzo che narra le gesta dell’akrita, del militare di frontiera Vasilio, detto dìghenis perché nato da un emiro musulmano e da una bella cristiana ortodossa, fedele alla Vasilìa, all’impero dei Romani, e così cantò che Giovanni, figlio di un emiro musulmano e di una bella cristiana ortodossa, abbandonò la fede del padre e giunse a Stilo per abbracciare la fede della madre: prima ancora di diventare cristiano compì un miracolo, arrestando la corsa di alcuni buoi impazziti. Cantò anche che Giovanni vestì l’abito monastico per mano d’un igumeno chiamato Romano o Vasilio, e che fu istruito nelle Sacre Scritture direttamente dall’apostolo Paolo; come un albero piantato tra i fiumi Assi e Stilaro, produsse molti frutti di santità e un giorno mieté in un attimo un gran campo di grano minacciato dalla tempesta, meritandosi l’appellativo di Mietitore. Un più tardo canone, del XIII o XIV secolo, composto dal monaco Leonzio di Stilo, aggiunge che Giovanni, navigando nello Stretto di Messina diretto in Calabria, scampò prodigiosamente a un assalto di Saraceni. Tempo dopo, nel XIV o XV secolo, furono composte due Vite, poco dissimili tra loro, prive di qualsiasi fondamento, e purtroppo alla base di tutte le sciocche leggende che si narrano.

Le reliquie del santo erano custodite in un monastero, fiorente ancora nel 1551, sebbene sin dal 1482 fosse stato venduto dalla Curia pontificia, con tutti i monaci, a un laico. Poco dopo però la biblioteca del Monastero, ricca di pregiati manoscritti, fu dispersa (in parte assorbita dalla Biblioteca Vaticana) e nel 1662 il complesso monastico fu abbandonato del tutto. Da terremoti e frane si salvò solo parte del katholikòn, usato come stalla sin quasi alle soglie del terzo Millennio. Grazie a Dio, nel 1992 i ruderi del Monastero sono stati affidati alla Sacra Metropoli d’Italia che restaurò gli edifici e la vita monastica.

25          Il nostro padre tra i santi Tarasio, arcivescovo di Costantinopoli.

                Sant’Alessandro di Pozzuoli, martire in Tracia.

26          Il santo martire Porfirio.

27           Il venerando Procopio il Decapolita.

28          San Basilio il Confessore, e il venerando Acacio della Scala.

29          Il nostro venerando padre Giovanni Cassiano.

                Sant’Ilario, nato in Sardegna, papa dell’Antica Roma, che si addormentò in pace nell’anno 468.

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