sabato 4 aprile 2009

L'Epistolario di Gregorio Magno

Non c’è pagina di storia del V\VI secolo (e di conseguenza, anche del prima e del dopo) che non sia in qualche modo fondata sull’Epistolario di Gregorio Magno. La sterminata mole di Epistole attribuite a quel grande pontefice, suscita però molti interrogativi:

1.       Non esiste alcun originale autentico di alcun documento pontificio anteriore al pontificato di Adriano I: quale grado di attendibilità hanno dunque le epistole gregoriane?

2.      L’Epistolario stesso è conosciuto attraverso copie di molti secoli dopo: quanto è fede degno?

3.      Il numero stesso delle Epistole gregoriane, è in sé compatibile con i “tempi tecnici” della Cancelleria pontificia, con i “servizi postali” dell’epoca (anzi, di quell’epoca così tormentata)?

4.      Esiste qualche traccia delle Epistole? Ovvero: Si sa se questa o quella fu veramente spedita, ricevuta e – soprattutto - recepita? In genere, ognuna di esse è risposta a un quesito: abbiamo dunque la “risposta” ma nessuna traccia della “domanda” indirizzata alla Cancelleria pontificia.

5.      Come mai s’è conservata la “minuta” e non c’è traccia alcuna, in nessuna parte del mondo, del documento ufficiale? E’ mai possibile che si sia conservata la “velina”. ma che nessuna Curia abbia conservato l’Epistola ricevuta?

6.      Gli istituti giuridici attestati nell’Epistolario erano conosciuti all’epoca? Vale a dire: come mai nelle Epistole gregoriane si parla di usi (Concessione del Pallio, Visita ad Limina, ecc.) che però paiono comparire molti secoli dopo?

7.      Perché mai – in quei tragici anni – la Cancelleria pontificia si occupa così tanto di problemi tutto sommato frivoli e, soprattutto, delle proprietà terriere?

8.     Come mai nell’Epistolario si parla di personaggi altrimenti sconosciuti (o il cui nome è attestato in altra epoca, anteriore o posteriore che sia, vedi il caso di san Gregorio d’Agrigento)?

Come mai nell’Epistolario si parla di località (per esempio, una Blanda in Calabria) – e persino Diocesi (per esempio, una Carini di Calabria o Sicilia) – la cui esistenza c’è altrimenti sconosciuta? E’ mai possibile che tante Diocesi – e persino città intere - appaiano e scompaiano nell’arco di circa 45 mesi soltanto, quanto durò il pontificato gregoriano?

Pentarchia e Filetnismo

La fine dell’Impero romano, poi l’ateo Illuminismo francese, e infine la identificazione napoleonica tra “Stato” e “Nazione”, ha prodotto nella Chiesa l’aberrante prassi che ha portato alla nascita di tante Chiese nazionali (sic), in definitiva statolatriche. Non di rado, infatti, dette strutture non sono nate per una reale esigenza del popolo, ma sono state costituite nel XIX secolo spesso da governanti massoni e pur sempre da autorità esterne alla Chiesa. Per esempio, la nascita del Patriarcato di Bulgaria è segnata (1870) da un firmano del sultano Abdul Aziz; nel 1833 a “Capo” della Chiesa Greca fu posto il re bavarese Otto di Wittelsbach, per giunta neo-convertito (?) e minorenne, ecc.

Nonostante il Filetnismo sia stato riconosciuto come eresia, non sono poche le strutture che si oppongono alla prassi tradizionale della Chiesa, espressa dal concetto di Pentarchia. Ai nostri giorni persistono così situazioni del tutto anticanoniche (per esempio, la presenza di più vescovi ortodossi nella stessa città), paradossali (vedi il caso della scomparsa Cecoslovacchia, 150mila fedeli) e anacronistiche (l’isola di Creta è autonoma) e che in definitiva indeboliscono la missione della Chiesa nel mondo moderno. E si veda anche il caso della scismatica Chiesa di Skopje (sedicente di Macedonia).

E’ fuor di dubbio che lingue, usanze e tradizioni locali debbano essere rispettate, è fuor di dubbio che la Chiesa debba “incarnarsi” nel territorio, è fuor di dubbio che - per qualche tempo e particolari motivi – alcune Chiese possano aver bisogno di uno statuto di autonomia o autocefalia, come l’ebbe, per esempio, Siracusa o Ravenna. Ma hanno senso – oggi – “patriarcati”, autonomie e autocefalie giustificate solo dall’esistenza d’un particolare Stato (laico)?

Letture

(Anonimo), Preghiere, Monastero di Revello – Parrocchia di Reggio, s.d.

Raccolta delle principali preghiere, per l’uso domestico.

 

(Anonimo), Consigli di un gheronda, Sacro Monastero del Paraclito, Oropos Attica, 2007

Istruzioni spirituali “ai cristiani che vivono nel mondo”, di un anonimo gheronda di Optina.

 

(Anonimo), Signore, vogliamo vedere!, Sacro Monastero del Paraclito, Oropos Attica, 2007

Catechismo ortodosso (in forma di domanda \ risposta).

 

Antonio Monaco, Ombre della Storia – Santi dell’Italia ortodossa, Asterios, Trieste, 2005

Sintesi fedele delle Vite dei santi e traccia di storia della Chiesa in Italia meridionale.

 

Basilio il grande, Il digiuno, Sacro Monastero del Paraclito, Oropos Attica, 2006

Brani dalle due omelie sul digiuno.

 

Daniele Castrizio, Demetrio il bizantino, Falzea, Reggio Calabria, 2007

Un inspiegabile tentato omicidio, l’occupazione di una città abbandonata dai suoi abitanti, la solidarietà tra nemici che sfocia nella complicità, un complotto internazionale che coinvolge Bizantini, Arabi, Longobardi, Normanni e Franchi: ecco gli ingredienti di un romanzo storico colorato di giallo, ambientato al confine tra il mondo islamico e la cristianità bizantina agli inizi del X secolo. Demetrio il Romeo, cioè il Bizantino, è il protagonista di una piccola impresa eroica, che descrive, per la prima volta, l’epopea misconosciuta della resistenza plurisecolare dei Calabresi bizantini di fronte all’avanzata degli Arabi, di un sacrificio di uomini e donne che hanno cambiato la storia d’Europa. Il romanzo ci introduce in un microcosmo fatto non solo di lotte armate, ma anche di contatti umani e culturali, economici e religiosi, descrivendoci il mondo della frontiera, della convivenza con l’idea di essere perennemente in guerra, della vita che, a dispetto di ogni avversità, continua sempre il suo corso. Ne emerge un affresco a tinte delicate, accurato nella ricostruzione storica ed archeologica, e segretamente ispirato ai romanzi d’amore ellenistici: un’opera “antica” e forse anacronistica, ma certamente di grande interesse ed attualità.

Giovanni Crisostomo, La bestemmia, Sacro Monastero del Paraclito, Oropos Attica, 2006

Sintesi da diverse omelie sull’argomento.

 

Giovanni Damasceno, La memoria dei morti, Sacro Monastero del Paraclito, Oropos Attica, 2006

Passi scelti da Su coloro che con fede si sono addormentati.

 

Giovanni Romanidis, Il peccato originale, Asterios, Trieste, 2009

Per scoprire la differenza di “mentalità” tra Oriente e Occidente, alla base dello scisma dei Francogermanici dalla Una, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa dei Romani.

 

Gregorio Palamas, Il decalogo del cristiano, Sacro Monastero del Paraclito, Oropos Attica, 2006

Libera traduzione del Decalogo della legislazione secondo Cristo.

 

Nettario della Pentapoli, Insegnamenti, Sacro Monastero del Paraclito, Oropos Attica, 2006

Brani dalle opere di san Nettario.

Settembre

ha 30 giorni, il giorno ha 12 ore e la notte 12 ore

 

1              Inizio dell’Indizione, cioè del nuovo anno: licenza di pesce.

                Il nostro venerando padre Simeone lo Stilita.

2             Il santo martire Mamas.

3             Il santo sacromartire Antimo.

                Il nostro venerando padre Marino lo Spaccapietre, asceta sul monte Titano nel IV secolo.

4             Il santo sacromartire Babila.

                San Bonifacio, papa dell’Antica Roma, che si addormentò in pace nell’anno 422.

                Il nostro venerando padre Giuseppe, rifondatore del Sacro Monastero di San Nicola di Càsula, che si addormentò nel Signore nell’anno 1124.

5            Il santo e sacro profeta Zaccaria.

6             Memoria del prodigio compiuto a Colosse dal grande condottiero Michele: licenza di vino e olio.

                Il nostro venerando padre Fausto, igumeno del Monastero di Santa Lucia in Siracusa, all’inizio del settimo secolo.

7            Il santo martire Sozon.

8           La nascita della santissima Madre di Dio: licenza di pesce.

                In questo dell’anno 701, si addormentò il signor Sergio di Palermo, d’etnia sira, papa dell’Antica Roma.

9             I santi e giusti progenitori di Dio, Gioacchino e Anna: licenza di vino e olio.

10           Le sante martiri Minodora, Mitrodora, Ninfodora e la loro madre Sofia.

11            La nostra veneranda madre Teodora d’Alessandria.

                Il nostro venerando padre Elia lo Speleota.

Nacque a Reggio da Pietro e Leontìa ed essendo giunto ai diciotto anni, si partì dalla casa di suo padre e con un parente andò in Sicilia; una visione divina confortò i genitori, disperati per la perdita del figlio volato come un pulcino dal nido, e preoccupati perché egli era invalido: da bambino gli si erano rotte le dita in un incidente; un medico le fasciò talmente strette che ne perse l’uso, e così fu soprannominato il Monco. Elia con il parente si stabilì presso il tempio di Sant’Aussenzio, che sta sotto la strada del colle San Nikon che sovrasta Taormina; ma dopo qualche tempo, il compagno tornò indietro, come cane al proprio vomito; fu ucciso dagli Ismaeliti e così morì di doppia morte. Elia, rattristato, lasciò Taormina e si recò a Roma Antica. Una volta incontrò alcuni che, vedendolo forestiero, stabilirono d’ucciderlo; ma egli stese le mani al cielo e, mentre quegli assassini restavano paralizzati, Elia andò via glorificando Dio. Più fortunato fu invece l’incontro con il ghèron Ignazio che lo addestrò alla vita ascetica. Tornato a Reggio, Elia prestò obbedienza al sacerdote monaco Arsenio, che gli tagliò i capelli e lo vestì dell’abito monastico.

I due vivevano vicino alla città, in un Metochio detto Mindino, proprietà del Monastero di Santa Lucia: Elia, digiunando tutta la settimana eccetto sabato e domenica, con uno spago si legava la zappa al moncherino, e così lavorava. In seguito Arsenio ed Elia abitarono presso il tempio di Sant’Eustrazio, nei pressi di Armo. I due aumentarono i digiuni e le Veglie: durante la quaresima Elia faceva ogni giorno due o tremila metanie.

Divinamente avvisati di una incursione degli Ismaeliti, Arsenio ed Elia navigarono sino a Patrasso, e chiesero al vescovo di quella città la benedizione di stabilirsi in una torre dirimpetto alla città, buona per abitazione di monaci, ma infestata dagli spiriti. Di essi non aveva alcun timore Arsenio, il quale era solito dire: “Mi sono fatto monaco quindicenne, e non ho mai visto diavoli; ho visto solo i miei cattivi pensieri”. In quella torre i due dimorarono otto anni; tornati poi in Calabria, di nuovo abitarono presso il tempio di Sant’Eustrazio.

Morto Elia il Nuovo, nel 903, e morto anche Arsenio, Elia trascorse qualche tempo nel Monastero delle Saline, ma poi si stabilì in alcune grotte presso Melicuccà, dove cominciò ad accettare discepoli. Dopo molti prodigi, Elia consegnò l’anima nelle mani di Dio: subito il suo volto diventò splendente, e per tutta la notte mandava raggi. Elia era alto, gli occhi ridenti, i denti bianchi, la barba grande e divisa in due, la faccia rossa e allegra, con tutti sempre ridente con divina grazia. Nella monastica palestra si esercitò per 77 anni; in terra visse 96 anni.

12           Il santo sacromartire Autonomo l’Italo, vescovo di Sorea.

13           Inaugurazione della basilica della Risurrezione: licenza di vino e olio.

                San Cornelio, papa di Roma, che rese lo spirito a Dio attorno all’anno 253.

14           Esaltazione della preziosa Croce: digiuno.

15           Il santo martire Niceta.

16           La santa martire Eufemia.

17           La santa martire Sofia e le sue tre figlie Pistis, Elpis e Agapi.

                I santi martiri Lucia e Geminiano.

Anziana vedova, da Roma Lucia fu deportata in Sicilia, dove, a causa dei tormenti e delle fatiche del viaggio, rese lo spirito nei pressi di Mendola di Siracusa, e lì fu decapitato il giovane Geminiano che, mosso dalla sua stupenda testimonianza di fede, aveva anch’egli abbracciato la fede e volontariamente aveva seguito l’anziana donna.

18           Il nostro santo padre Eumenio, vescovo di Gortina.

                Il nostro venerando padre Vittore, igumeno del Sacro Monastero di San Nicola di Càsula negli anni 1124-1152.

19           Il santo martire Trofimo, e altri con lui.

                I venerandi Nicandro, Demetrio, Gregorio e Pietro, con la veneranda Elisabetta.

Pare fossero oriundi del Bruzio, e condussero vita ascetica sui monti Peloritani. Le loro reliquie erano custodite un tempo nel Sacro Monastero di San Nicandro presso Fiumedinisi di Messina.

20          Il santo grande martire Eustazio, e altri con lui: licenza di vino e olio.

                Il nostro padre tra i santi Martino, papa dell’antica Roma.

Per aver condannato l’eresia dei Monoteliti, fu esiliato nel Chersoneso, dove a causa dei tormenti subiti, si addormentò nell’anno 655.

21           Il santo sacromartire Codrato.

22          Il santo sacromartire Focà.

                I venerandi padri uccisi per ordine del latinizzante imperatore Michele e del suo patriarca Becco.

23          Il concepimento di san Giovanni il Precursore: licenza di vino e olio.

                Il nostro padre tra i santi Lino, primo papa di Roma.

                La nostra veneranda madre Sofia, che visse asceticamente nella necropoli di Pantalica, presso Siracusa.

                I santi martiri Pietro e Antonio, con il loro padre Andrea e il nonno Giovanni.

Questi gloriosi martiri furono catturati a Siracusa dai Saraceni il 21 maggio 878, tradotti ad Al-Qayrawân, presso Sfax di Tunisia, e venduti come schiavi dell’emiro Ibrahim ibn Achmad. Follemente preso dalla bellezza dei giovani Antonio e Pietro, affidò loro altissimi incarichi statali. Quando però il sanguinario emiro vide che non cedevano alla sua insana passione, e che nascostamente erano rimasti fedeli a Cristo, a colpi di bastone ruppe loro tutte le ossa e con tenaglie ardenti strappò loro il sesso, lasciandoli morire dissanguati, mentre tagliò la testa ad Andrea e con le sue stesse mani strappò il cuore di Giovanni.

24          La santa prima martire Tecla.

                Il nostro padre tra i santi Anatolio d’Antiochia, primo vescovo di Milano.

25          La veneranda Eufrosina d’Alessandria.

                Il santo martire Luxorio, al Foro di Traiano, oggi Fordogianus.

26          Assunzione del santo apostolo ed evangelista Giovanni il Teologo: licenza di vino e olio.

                Il nostro padre tra i santi Eusebio, papa di Roma.

Nato in Calabria, fu esiliato in Sicilia, dove si addormentò in pace nell’anno 303.

                I venerandi padri Stefano il Semplice e Nilo il Nuovo.

Nati a Rossano, condussero vita ascetica; verso la fine del decimo secolo Stefano si addormentò a Serapio di Gaeta, e dopo qualche anno Nilo rese lo spirito in località Molara, presso Roma Antica.

27           Il santo martire Callistrate, e altri con lui.

28          Il nostro venerando padre Chariton il Confessore.

29          Il nostro venerando padre Ciriaco.

30          Il santo sacromartire Gregorio della Grande Armenia.

Ottobre

ha 31 giorni, il giorno ha 11 ore e la notte 13 ore

 

1              Il santo apostolo Anania e il venerando Romano il Melode.

2             Il santo sacromartire Cipriano e Giustina.

3             Il santo sacromartire Dionisio l’Areopaghite, che secondo una tradizione evangelizzò Crotone.

4             Il santo sacromartire Ierotheo.

5             La santa martire Charitini.

6             Il santo apostolo Tommaso: licenza di vino e olio.

7             I santi martiri Sergio e Bacco.

                I santi papi di Roma Marco, che si addormentò nel 336, e Marcello, all’inizio del quarto secolo.

8             La nostra veneranda madre Pelaghìa.

9             Il santo apostolo Giacomo d’Alfeo.

                San Parattale, antiocheno, decapitato a Spoleto nell’anno 306.

                Santo Stefano il Cieco,Despota di Srem, sposo di sant’Angelina, fu esiliato in Italia, dove si addormentò in pace nell’anno 1477.

10           I santi martiri Eulampio ed Eulampia.

11            Il santo apostolo Filippo, uno dei sette diaconi.

12           I santi martiri Probo, Taraco e Andronico.

13           I santi martiri Carpo e Papilo.

                Il nostro venerando padre Niceta il Confessore.

Nato in Paflagonia, al tempo dell’imperatrice Irene fu Prefetto della Sicilia e nell’Isola innalzò un mirabile tempio in memoria della santa martire Eufemia.

                Il nostro venerando padre Luca il Siculo.

Monaco nel Monastero delle Grotte in Melicuccà, si addormentò nel Monastero di Carbone, verso la fine dell’undicesimo secolo.

                Memoria del signor Agatone d’Alessandria, che negli anni 661-672 molto s’adoperò per liberare siciliani fatti schiavi dagli Arabi.

14           I santi martiri Nazario, Protasio, Gervasio e Celsio.

Nell’anno 395, sant’Ambrogio ritrovò a Milano le reliquie dei santi Nazario e Celsio e le depose insieme a quelle dei santi Gervasio e Protasio, ritrovate nell’anno 386.

                San Callisto.

Per la fede era stato condannato alle miniere della Sardegna; eletto papa di Roma, vi subì il martirio nell’anno 222.

                Il nostro venerando padre Cosma il Poeta.

Fratello adottivo di san Giovanni il Damasceno, fu allievo del sapiente monaco calabrese Cosma.

15           Il santo martire Luciano.

                Il nostro padre tra i santi Sabino, vescovo di Catania.

16           Il santo martire Longino il Centurione.

17           Il santo profeta Osea.

18           Il santo apostolo ed evangelista Luca: licenza di vino e olio.

Insieme agli apostoli Paolo e Aristarco, nella primavera del 61 fu a Malta, Siracusa, Reggio e Pozzuoli, come narrato nel libro dei Fatti degli Apostoli.

                Il sacromartire Mamiliano, al tempo dei Vandali.

19           Il santo martire Varo.

20          Il santo grande martire Artemio.

21           Il nostro venerando padre Ilarione.

Discepolo di sant’Antonio il Grande, per qualche tempo condusse vita eremitica su uno scoglio davanti Pachino; in seguito si addormentò in pace, nell’anno 371, a Cipro.

22          Il nostro venerando padre Abercio.

23          Il santo apostolo Giacomo Fratello-di-Dio: licenza di vino e olio.

                Il santo martire Severino.

Il console Anicio Manlio Torquato Severino Boezio, dopo molti tormenti fu ucciso a Pavia dagli Ariani nell’anno 524.

24          Il santo martire Areta, e altri con lui.

25          i santi notai Marciano e Martirio.

                Il nostro padre tra i santi Gaudenzio, vescovo di Brescia, che si addormentò in pace nell’anno 412.

                La veneranda madre Patrizia.

Nipote dell’imperatore Costanzo II, visse asceticamente sull’isola Megaride, cioè Castel dell’Ovo a Napoli, dove si addormentò in pace nell’anno 670.

                Il nostro venerando padre Ioannikio.

Oriundo di Chalki di Rodi, fondò il Monastero di San Paolo presso Pontecorvo, all’inizio dell’undicesimo secolo.

                Il nostro padre tra i santi Niceforo Exakionite.

Amico dell’imperatore Niceforo, nel 964 partecipò alla Campagna dell’Esercito romano contro i Saraceni che infestavano la Sicilia. Il 25 ottobre, dopo la strage di Rìmata, cioè Rametta, quando l’intera Armata romana fu annientata, si stabilì a Rossano, con l’incarico di Màghistros dell’Italia, e in seguito fu eletto vescovo di Mileto.

                Memoria dei servi di Dio Belisario e Narsete, che liberarono l’Italia dai Goti, e del màghistro Giorgio Maniakis, che liberò la Sicilia dai Saraceni.

26          Il santo grande martire Demetrio: licenza di vino e olio.

27           Il santo martire Nestore.

28          I santi martiri Terenzio e Neonilla.

29          la santa martire Anastasia la Romana, e Il venerando Abramo.

30          I santi martiri Zenobio e Zenobia.

                Il nostro padre tra i santi, pari agli apostoli, Marciano d’Antiochia, primo vescovo di Siracusa, che fu finito nell’anno 41.

                Il nostro padre tra i santi Germano, vescovo di Capua, che nel 519 a Costantinopoli compose lo scisma d’Acacio.

31           I santi apostoli Stachis, Amplio e altri, e il santo martire Epimaco.