Nel decennio 730 \ 740 avvennero due fatti di straordinaria importanza: Leone III s’impossessò dell’Italia meridionale e, guarda caso, proprio in Italia meridionale si rifugiarono gli ortodossi perseguitati dall’eretico imperatore: a migliaia di migliaia; così tanti che in un batter d’occhio tutta intera la popolazione dell’Italia meridionale (dalla Sardegna alla Puglia, dal Garigliano a Lampedusa) abbandonò il “rito latino” per assumere il “rito greco”, abbandonò l’uso della lingua latina e si mise a parlare in greco. O almeno così si crede, neanche fosse un dogma di fede.. Tuttavia:
1. non si può parlare di annessione dell’Italia meridionale all’Impero romano, perché l’Italia tutta faceva parte dell’Impero romano: per esempio, lo stesso papa Gregorio III (siro), pur opponendosi all’imperatore Leone III (siro), continuò regolarmente a versare le tasse a Nuova Roma;
2. non esiste alcun documento o testimonianza a proposito: né di fonte greca, né di fonte latina, né di fonte araba;
3. nell’VIII secolo non esiste ancora un “rito latino” molto diverso da un “rito greco”, né una netta distinzione nell’uso della lingua greca e della lingua latina: il successore di Gregorio III, il calabrese papa Zaccaria, è di lingua greca così come poi (768) è di lingua greca il siracusano Stefano IV;
4. è ridicolo pensare che gli ortodossi perseguitati a Costantinopoli o nel Peloponneso si siano rifugiati in Calabria o in Sicilia, cadendo dalla padella nella brace: non solo queste regioni erano pur sempre sottoposte all’eretico Leone III (ed esistono ampie prove che anche in Italia meridionale infuriasse l’iconoclasmo), ma erano battute dai Saraceni già almeno dal 668 e, comunque, non esiste alcun documento (latino, greco, arabo) che attesti un tale esodo.
In verità, pare che Leone III abbia esentato dalle tasse un terzo della popolazione dell’Italia meridionale (già tartassata dai Langobardi, dai Saraceni e dai Berberi), e pare che abbia compensato il minore gettito fiscale con quanto sino allora destinato al mantenimento del clero delle basiliche dei santi Pietro e Paolo in Roma Antica (una sorta di otto per mille). Ma del presunto “esproprio” d’un Patrimonio di San Pietro si sa solo grazie a una testimonianza 1) confusa, poco chiara; 2) di molto posteriore ai fatti, e 3) proveniente da una fonte inattendibile perché a priori ostile a Leone III.
Tutto il delirio sull’afflusso di profughi in età iconoclasta nasce in realtà nel 16°\17° secolo, quando gli apologeti della Controriforma provarono a convincere
a. che l’Italia meridionale fosse stata sempre latina e sempre sottoposta al Papa: se per almeno un tot di secoli ciò non appare vero, ciò deve per forza essere stato causato da una Dominazione straniera (bizantina);
b. che la presenza di tradizioni ma soprattutto di reliquie e icone in Italia meridionale non è da attribuire alla naturale appartenenza dell’Italia meridionale al “mondo ortodosso”, ma è frutto di importazione (durante appunto l’Età iconoclasta).
In verità pare (non è del tutto certo) che molti abitanti di Patrasso e del Peloponneso siano sfollati in Italia meridionale a causa degli Avari (568?); certo però è solo l’arrivo di profughi dopo il 1453, cioè subito dopo la caduta dell’Impero romano.
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