lunedì 8 giugno 2009

La sacrestia

Come locale espressamente destinato alla conservazione di vesti sacre, libri, vasi e oggetti liturgici, è una “invenzione” dei grandi monasteri, nella stessa cristianità occidentale generalizzata solo con la Riforma tridentina. Se nel ‘600 le chiese greche dell’Italia meridionale appaiono spesso desolatamente prive del necessario - stando ai Verbali delle ispezioni condotte dai vescovi latini - è per il semplice motivo che i sacerdoti tenevano le suppellettili sacre in casa propria… Neppure le grandi chiese costruite in Grecia in questi ultimi decenni hanno una sacrestia (spesso, lo stesso ufficio parrocchiale è un bugigattolo di fortuna). E’ ovvio così che i paramenti siano sempre personali, con sgradevoli conseguenze, come la “gara” a chi ha il felonion più bello e prezioso o le concelebrazioni con felonia di foggia e colori diversi, senza tener conto della mancata osservanza dei “colori liturgici” (è difficile, per esempio, che un diacono si faccia a proprie spese un paramento nero, sapendo che poi in effetti lo userà pochissimo…).

Nessun commento:

Posta un commento