martedì 16 giugno 2009

La bizantinizzazione dell'Italia meridionale

La bizantinizzazione dell’Italia meridionale è una pura invenzione degli storici del ‘600 (e posteriori) i quali volevano spiegarsi e dovevano spiegare come mai una vasta parte dell’Occidente – che si voleva sottomessa al Papato tridentino e a Sovrani dello stesso vassalli – fosse stata (e fosse ancora in gran parte, nel XVI secolo) di lingua greca e di tradizione ortodossa. Furono allora inventati tre luoghi comuni, che disgraziatamente si sono radicati nell’immaginario collettivo:

a. che in Italia meridionale sia esistito un monachesimo latino e precisamente benedettino sin dal VI secolo. Il luogo comune è basato sullo pseudo-Epistolario gregoriano e su due falsi, prodotti a Montecassino negli anni 1098\1159 (la Cronaca di Leone di Ostia e la Vita sancti Placidi di Pietro Diacono);

b. che per quasi 120 anni (tra 726 e 843) decine e decine di migliaia di monaci siano emigrati in Italia meridionale dall’Oriente per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste. A proposito non esiste alcuna testimonianza coeva: né di fonte greca, né latina, né araba, mentre invece esistono fonti le quali attestano che in Puglia, in Calabria, in Sicilia l’iconoclasmo infuriasse altrettanto che a Costantinopoli;

c. che in un giorno sconosciuto d’un anno imprecisato (tra 717 e 741), l’imperatore Leone III il Siro abbia costretto l’intera popolazione dell’Italia meridionale a cambiare lingua, per passare tutti e immediatamente dalla lingua latina alla lingua greca, e a cambiare “rito”, per passare tutti e immediatamente dal “rito latino” al “rito greco”. A proposito non esiste alcuna testimonianza coeva, né greca, né latina, né araba, e per di più, all’epoca, neppure si immaginava l’esistenza di un “rito latino” e di un “rito greco”, anzi non esisteva proprio lo stesso concetto di “rito”.

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