lunedì 8 giugno 2009

Il Polièleos

Si chiama così il lampadario centrale perché regge(va) molte lampade: in questo caso, si dovrebbe tradurre molto-olio. Con un gioco di parole impossibile da tradurre, polièleos vuol dire anche molto misericordioso, e indica il canto – in alcune feste - dei salmi 134\135, antifonati con il ritornello Perché in eterno è la sua misericordia. In alcuni monasteri si prese l’uso di fare ondeggiare il polièleos (il lampadario) al canto del polièleos (dei salmi suddetti), un po’ per festosa gioia ma soprattutto per dare più luce ai due cori, che si alternano nel canto dei versetti. Questo uso purtroppo è straripato a chiese monastiche e parrocchiali, nonché dal canto del polièleos a qualsiasi momento opportuno e importuno: unito alla mania di agitare scompostamente l’incensiere, e di suonare senza posa simandri, campane e campanelli, spesso finisce per trasformare le sacre celebrazioni in una pia gazzarra.

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