lunedì 8 giugno 2009

Alta/bassa voce

Di alcune preghiere, i libri liturgici indicano espressamente che vanno pronunciate “ad alta voce”. Ma come regolarsi con le altre, quasi sempre indicate (erroneamente) come “in segreto”? E’ chiaro innanzitutto che “in segreto” (meglio: tra sé) vanno pronunciate quelle preghiere che il sacerdote dice per se stesso (per esempio, la preghiera prima della santificazione dell’acqua, oppure – alla Liturgia – la preghiera Nessuno è degno), ma tutte le altre dovrebbero essere pronunciate con un tono naturale di voce. Il tono “chamilòs” spesso indicato, è un tono sommesso: ora, gli strepiti delle prefiche si odono (si udivano) per tutto il paese, mentre il pianto sommesso lo avvertono solo quanti stanno accanto (ma l’avvertono!) Il giusto “metro” quindi potrebbe essere: quanto basta perché oda le varie preghiere una persona che sta accanto al celebrante. Senza quindi urlare ma neppure bisbigliare; senza gareggiare con il coro a chi grida più forte ma anche senza sparire di scena; senza trasformare le celebrazioni in assordanti comizi ma anche senza arcani pissipissi… Tenendo poi conto che molte chiese sono dotate di amplificatori, bisogna ricordare che i libri liturgici non dicono “alta voce” o “bassa voce”, ma con voce mite (cioè: un tono amichevole) oppure con voce bella (chiara, distinta: un tono ufficiale). In un salotto è insopportabile chi parlotta in modo incomprensibile, e in qualsiasi condominio non è tollerato chi urla: e innanzi al Signore Dio?

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