lunedì 8 giugno 2009

Il rito dei Romani

secoli I \ IV Origine – con tracce di usi sinagogali - e sviluppo attorno ai grandi centri quali Gerusalemme, Antiochia, Alessandria, Milano, Aquileia, nonché a Roma e nelle Chiese dell’Africa.

secoli IV \ VIII I pellegrini diffondono ovunque usanze di Gerusalemme; da Egitto e Palestina si diffondono invece usi monastici. Notevole creatività dei centri gravitanti attorno ad Antiochia e primi influssi degli usi di Nuova Roma. Non è ancora possibile distinguere nettamente tra gli usi dei Romani di lingua greca e gli usi dei Romani di lingua latina oppure tra “riti latini” e “riti orientali”, ma solo tra “usi romani” (ortodossi) e, man mano, “usi barbarici” che si radicano tra gli ariani e semiariani del centro-nord Europa.

800 Secessione di alcune province occidentali dall’Impero Romano e conseguente diffusione degli “usi barbarici” nei territori dominati dai Francogermanici.

843 Trionfo definitivo sull’iconoclasmo e impulso missionario: le celebrazioni assumono un certo stile monastico, a scapito di usi “parrocchiali”. Tra i Romani più legati a Nuova Roma l’uso di composizioni poetiche fa pressoché scomparire il canto dei salmi. San Fozio fissa (863) il cànone pittorico tuttora seguito nella decorazione degli edifici di culto: tracce degli antichi cicli pittorici si conserveranno più a lungo in Italia meridionale, mentre nel centro-nord Italia, sotto dominio barbarico, non penetrano i cànoni del VII Concilio Ecumenico. Nei territori sotto dominio barbarico s’impongono man mano i moduli musicali dei Franchi (presentati come Canto gregoriano) e i loro usi liturgici (presentato come Rito Romano). Iniziano a notarsi vistose differenze tra il “rito dei romani” e gli usi “latini” di Roma Antica e delle altre Chiese nei regni barbarici.

1054 Scisma del Patriarcato di Roma Antica dai Patriarcati di Nuova Roma, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme.

1073 Elezione di Gregorio VII a papa di Roma Antica. Con la sua “Riforma” si accentua e diventa radicale la distinzione tra il “rito dei Romani” conservato dai Patriarcati di Nuova Roma, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme e i “riti latini” (franco germanici) introdotti nelle diocesi legate al Patriarcato di Roma Antica.

1204 La IV Crociata e la creazione di Stati latini causano una certa semplificazione di cerimonie che non è più agevole \ possibile compiere; introduzione d’usi latini (per esempio, la forma del pròsforo).

1453 Fine dell’Impero romano (nel 1461 cade anche Trapezunte). “Corruzione” dei libri liturgici: molti di quelli stampati poi in Occidente – tutti - saranno redatti sulla base di scelte operate da studiosi occidentali.

secolo XVII Inizia una massiccia latinizzazione della Russia e, poiché i Russi sono gli unici ortodossi liberi, molti usi (per esempio, il canto polifonico) finiscono per diffondersi tra tutti gli altri ortodossi, sotto dominio turco o delle Potenze occidentali. Basta entrare in una qualsiasi chiesa costruita in Grecia ancora nel XX secolo per accorgersi di quanto sia stato forte l’influsso russo (ma, in definitiva, latino): persino nell’arredo (tanto che a volte, il barocco giunto in Russia da Italia – Francia, è tuttora creduto da alcuni come arte “bizantina” oppure “ortodossa”).

Secolo XVIII Il movimento dei Collivades inizia a promuovere il rinnovamento religioso, sia nei territori sotto il dominio delle Potenze occidentali e in Russia, sia nei territori sotto dominio ottomano.

1893 Il “Congresso Eucaristico” di Gerusalemme voluto dal papa Leone XIII è all’origine di uno straordinario interesse per gli studi orientali, soprattutto in campo storico e liturgico, che porteranno un benefico influsso anche alla Chiesa ortodossa.

1965 Alla sua morte, Fotios Kontoglou lascia in eredità il rinnovamento da lui operato nell’iconografia, nella direzione del ricupero dell’autentica tradizione, libera dagli influssi occidentali penetrati in Russia e attraverso la Russia oppure venuta da zone, come Creta, un tempo sotto dominio occidentale.

oggi La rinascita dell’Athos e della vita monastica in genere, l’elevato livello culturale del clero greco, la creazione di Scuole di iconografia e di canto sacro in tutte le Metropoli e le accurate edizioni di testi liturgici della Apostoliki Dhiakonia della Chiesa di Grecia, hanno creato una nuova sensibilità liturgica che è quasi una vera “riforma”.

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