lunedì 8 giugno 2009

Fronde e fiori

La tradizione di ornare il tempio – sino a pavimentarlo - con fronde (odorose: mirto, alloro, ecc.) e fiori (e forse anche frutti) è antica e regolata dai Typikà. Da quelli dell’Italia meridionale (alcuni dei quali molto tardi – XVI secolo – ma che riflettono usi molto antichi, anche anteriori al IX secolo) si ricavano questi particolari:

a. L’uso di fronde è indicato in tutte le grandi feste Dhespotikà (del Signore) e Theomiterikà (della Tuttasanta) nonché nella festa del Titolo della chiesa. Qualche Typikòn indica anche il 24 giugno (Nascita del Precursore), 29 giugno (santi Pietro e Paolo), 29 agosto (decapitazione del Precursore). Poiché spesso si trova indicata anche la festa onomastica dell’igumeno, in pratica vuol dire che:

b. Si ornavano le chiese in tutti i giorni per un qualsiasi motivo festosi.

c. Il 14 settembre (e la III domenica di Quaresima) si fa uso di basilico, che viene anche distribuito ai fedeli, ricordando il ritrovamento della Croce (la regina Elena la trovò in un campo di una erba che d’allora fu chiamata vasilikò, della regina)

d. Il 25 dicembre e il 6 gennaio sono indicati in genere fronde d’agrumi (e forse anche i frutti, di stagione): in qualche località della provincia di Reggio l’uso si è conservato tuttora

e. La Domenica dei rami si parla sempre di olivi e di palme.

f. Alla Liturgia vespertina del Grande Sabato si fa uso in gran quantità di fronde e foglie (verosimilmente di alloro) che lo stesso sacerdote sparge per tutta la chiesa dopo l’Apostolos, al canto antifonato del salmo 81 (non tanto in riferimento alle parole Sorgi, o Dio: trattandosi di una “liturgia battesimale” il salmo fu scelto per i versetti Siete tutti dèi e figli dell’Altissimo … come uomini morite)

g. Domenica di Pasqua è verosimile che la chiesa restasse ornata (e pavimentata) con foglie e fronde (d’alloro).

h. Come a Pasqua, particolarmente verdeggianti dovevano apparire le chiese nel giorno di Pentecoste.

i. Il Typikon di Messina indica quasi sempre l’uso di mirto, specialmente nelle feste della Tuttasanta: forse perché a Messina vi cresce ovunque e rigoglioso (tanto da dare il nome a un quartiere). Ma non si può ignorare che il mirto era attributo di Afrodite vergine. E anche: i colonizzatori della Grande Grecia vi portarono il mirto (arbusto funebre) come simbolo di morte alla terra natia, intenzionati come erano a rinascere nella nuova patria.

Ovviamente, i Typikà di cui sopra non parlano di ornamenti floreali all’Epitafios, trattandosi questo di un uso moderno.

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