domenica 21 giugno 2009

I santi "negri"

Non sono poche le immagini (per lo più statue) di Madonne nere: di fattura dozzinale, in genere realizzate in legno di castagno o comunque scuro già di suo, la cui vernice si è naturalmente ossidata nel tempo e anche per il depositarsi del fumo resinoso dell’incenso e del nerofumo di candele (chissà quante di sego) e di lampade (alimentate da olio di certo non raffinato ma anche da grassi vari). Alla fine del 19° secolo appaiono invece immagini di santi volutamente rappresentati come neri (anzi proprio negri); primo tra tutti, san Calogero del Monte Cranio e, poi, san Filippo il Cacciaspiriti.

Tale scelta fu dettata da un marchiano errore. Conoscendo poco o niente il greco e ancor meno la paleografia, alcuni storici locali, anziché leggere che san Calogero era di CHALKIDHON (Calcedonia), lessero che era di KARCHIDHON (Cartagine), e ne dedussero che era africano: da qui, a pensare che era neronegro, il passo è breve. Confondendo poi san Calogero con san Filippo, anche questo santo – alla fine del 19° secolo – cominciò a essere raffigurato come neronegro. La stessa sorte toccò – sempre tra la fine del 19° secolo e la prima metà del 20° - ad altri, come san Cipriano (questo sì di Cartagine), e persino al beato Agostino di Tagaste.

Su tale scelta iconografica influì certamente la massiccia attività missionaria della cristianità occidentale nell’Africa nera del 19° secolo, ma forse ancor di più influì la febbre del colonialismo che - proprio alla fine del 19° secolo - colpì la neonata Italia (con Governi alla ricerca d’un “posto al sole” dove sbarazzarsi dei briganti e dei cafoni del Sud). Anche negli più sperduti paesi della Calabria e della Sicilia, la Faccetta nera del santo patrono svolgeva così una subliminale attività promozionale: Faccetta nera… quando saremo vicini a te, noi ti daremo un altro Duce e un altro Re…

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