La prima parrocchia ortodossa (in epoca moderna) nella penisola iberica – a Madrid - risale al 1949, mentre la Metropoli è stata istituita nel 2003 e comprende la Spagna (con Baleari e Canarie), il Portogallo (con Azzorre e Madera), il Principato di Andorra e il minuscolo Dominio inglese di Gibilterra: conta circa un milione e mezzo di fedeli (su circa 50 milioni di abitanti, in maggioranza cattolici); dal 2007 è retta dal vescovo Polikarpos (per circa venti anni sacerdote in Italia). Di recente (Aghios Kosmas o Etolos, 2, 2009, 502-6) il Presule ha lamentato la «freddezza» delle locali Gerarchie cattoliche, le quali avrebbero anche favorito in molti modi l’improvvisa nascita di giurisdizioni non canoniche. In questi ultimi mesi, in una manciata di giorni, oltre a una organizzazione rumena e una russa, sono spuntate nella penisola iberica anche un centinaio di parrocchie Unite, un numero largamente spropositato rispetto a qualsiasi sia pure ipotetica necessità. Si tenga conto che il clero unito può contare su un forte sostegno economico e logistico (edifici di culto, case parrocchiali, Caritas, ecc.) mentre i sacerdoti ortodossi – segnala il Presule - sono costretti a lavorare per sostenersi, tanto che possono dedicarsi al ministero sacerdotale solo nel poco tempo libero (come del resto anche in Italia). Lo stesso Presule lamenta infine le difficoltà che impediscono di giungere alla firma di un Concordato tra Chiesa ortodossa e Governo spagnolo, denunciando che tali difficoltà sono tutte da attribuire alla «superbia di Mosca» e al «malsano nazionalismo di Bucarest».
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