mercoledì 14 ottobre 2009

La concelebrazione

In questi ultimi mesi, in Grecia si è riaccesa la polemica a proposito della celebrazione con gli eretici. Il problema non è di facile soluzione, perché l’odierna cristianità occidentale distingue nettamente tra celebrazione dei sacramenti (anzi, in senso stretto: dell’Eucaristia) e preghiera in comune. Posto il “dogma” (peraltro discutibile) che abbiamo tutti lo stesso Dio, ritiene lecita – anzi raccomandabile – la preghiera insieme a chiunque abbia una qualsiasi fede in una qualunque Entità superiore: di per sé, anche con gli atei (alcuni dei quali, per esempio, in fin dei conti credono nel Futuro glorioso e progressivo dell’Umanità).

Nella moderna cristianità occidentale, poi, il concetto stesso di eresia è piuttosto fumoso, poiché nell’ultimo quarto del secolo scorso si è imposta con prepotenza l’idea pirroniana che non esista la Verità, ma che esistano tante, diverse verità. In pratica, dalla mentalità occidentale è oggi scomparso il principio logico per cui se A è oggettivamente vero, B è falso, e si è imposto il principio soggettivo per cui se per Pietro è vero A e per Paolo è vero B, vuol dire che tanto A quanto B sono veri in sé.

Gli ortodossi, invece, sembrano più fedeli al principio aristotelico (!) del tertium non datur, e sono portati a considerare eresia tutto ciò che non appartiene (o si ritiene non appartenga) alla tradizione della Chiesa ortodossa: non solo il dogma in senso stretto ma anche semplici usanze o prassi canoniche [è un po’ buffo, ma alcuni considerano eretico – “non ortodosso” - persino l’uso delle candele steariche]; attenendosi poi (anche inconsapevolmente) all’etimologia, considerano Liturgia qualsiasi azione della Chiesa, e (peraltro correttamente) non distinguono tra preghiera privata e preghiera ufficiale.

Il problema si complica anche perché i Cànoni citati dai teologi ortodossi - sia contro che a favore della Preghiera in comune – non tengono conto (né potevano tener conto, all’epoca in cui furono redatti), di un certo “stato di fatto” dei nostri tempi. Per fare un esempio: ammesso (ma, come si suole dire, non concesso) che Nestorio fosse eretico, sono oggi eretici quanti chiamiamo “nestoriani”? I Copti e gli Etiopi di oggi sono “eretici” o piuttosto hanno tradizioni (liturgiche, musicali, iconografiche, ecc.) semplicemente diverse da quelle delle Chiese di tradizione romana?

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